Istituti Tecnici e Professionali: certificare l’inglese è un sì per l’Ispettrice Gisella Langé
03/02/2023
Parlare di conoscenza dell’inglese nel terzo millennio è quasi scontato: in un mondo globalizzato, iperconnesso e digitale la lingua è imprescindibile per comunicare, lavorare e viaggiare.
È con questa premessa che abbiamo iniziato una chiacchierata con Gisella Langé, Ispettrice Tecnica di Lingue Straniere del Ministero dell’Istruzione e del Merito, per fotografare la situazione italiana degli Istituti Tecnici e Professionali.
20 anni di innovazione: dal Progetto Lingue 2000 ai Patti educativi 4.0
Il rapporto tra mondo lavorativo e istruzione si perde nella notte dei tempi - ci conferma l’Ispettrice Langé.
Sin dagli anni ‘50 - con le prime riforme degli Istituti Tecnici e Professionali - si è creato un legame indissolubile tra scuola e mondo del lavoro con una ricerca sempre più attenta nella configurazione di indirizzi e percorsi di istruzione che fornissero diplomi sia spendibili sul mercato sia culturalmente allettanti per gli studenti.
Oltre 20 anni fa, con il Progetto Lingue 2000, si sono gettate le basi per un ravvivato approccio nell’insegnamento e apprendimento delle lingue straniere, ma soprattutto si è aperta la porta alle certificazioni linguistiche come strumento di valutazione oggettiva delle abilità degli alunni.
L’impatto è stato più che positivo.
Dal 2000 ad oggi gli studenti che si sono certificati hanno beneficiato non solo delle possibilità date dalle certificazioni in materia di studio e lavoro, ma anche degli insegnamenti e delle skills acquisite durante la preparazione all’esame.
Con l’introduzione del Progetto CertiLingua®, l’attestato europeo di eccellenza per competenze plurilingui e competenze europee/internazionali", si è dato ulteriore vigore alle certificazioni attestando quanto la conoscenza di due o più lingue sia una risposta sempre più diretta alle richieste del mercato.
Con i Patti educativi 4.0, e i relativi decreti attuativi, si continua su questa rotta con l’obiettivo di:
- Ridefinire e aggiornare gli Istituti ad indirizzo tecnico e professionale
- Rafforzare le competenze linguistiche di tutti i settori
- Valorizzare le unità per competenze favorendo un maggiore uso della lingua inglese anche all’interno di metodologie CLIL
Cosa fare ora?
Se da un lato il sistema sembra rispondere correttamente ai modelli didattici del nuovo millennio, dall’altro è necessario calare le competenze nel contesto socio-economico sviluppando le employability skills dei ragazzi.
I giovani neo-diplomati in molti casi non si sentono ancora in grado di padroneggiare correttamente la lingua per affrontare in scioltezza colloqui di lavoro e/o interfacciarsi con altre figure professionali.
Lamentano di non aver sviluppato a sufficienza quelle competenze che li rendono appetibili sul mercato del lavoro, nonostante gli anni di formazione – ci ricorda l’Ispettrice – che dovrebbero averli portati ad un livello pari al B2 del Quadro Comune di Riferimento per le Lingue.
Accedere ai percorsi di certificazione di lingua inglese coniuga l’esigenza di validare le competenze con la possibilità di ampliare il bacino formativo degli alunni. L’esame può diventare un vero e proprio momento di crescita, come testimoniano scuole divenute sedi d’esame Trinity.
Il ruolo dei docenti
Sono i professori, oggi, chiamati a parlare ai loro ragazzi e a stimolarli in questo percorso.
Connect, share, create, inspire sono i 4 verbi che l’Ispettrice ha scelto per parlare al mondo docenti:
- Connettere: persone, luoghi, attività ed ecosistemi;
- Condividere: conoscenza, esperienze e metodologie didattiche;
- Creare: competenze, collaborazioni, skill;
- Ispirare: motivare e farsi parte attiva di un progetto di crescita.
È chiaro quanto tu, professore, nel tuo operato quotidiano rivesta un ruolo fondamentale nella formazione dei ragazzi e nella creazione di valore.
Aggiungere al tuo programma anche la possibilità di certificare i tuoi alunni si traduce in progettualità future, legate anche al territorio circostante e alla crescita del sistema scuola in relazione al tessuto socio-economico.
È il momento di agire in fretta affinché i territori si sviluppino, i giovani possano cogliere le opportunità e la scuola torni ad essere fucina di giovani talenti.
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